Uno stage tira l’altro? Preferisco le ciliegie.

In passato, tra facebook e stati di skype o msn messenger, spesso ci ho scherzato su, ma questa volta veramente mi sento come Alessandro, lo stagista di Boris.
Ieri mi è capitato di sentirmi così, e in parte ho compreso finalmente le molte lamentele dei miei genitori o di amici che lavorano in uffici et similia.

Non è la prima volta che mi ritrovo nell’organizzazione di un evento in qualità di stagista, anzi per essere precisi è la quarta, e a chi mi dice che bisogna fare la gavetta, a questo punto posso ben dire di averne fatta abbastanza.
Dico questo perché mi ritrovo ad avere a che fare con persone che vengono pure retribuite, a differenza mia, e che spesso si perdono in un bicchiere d’acqua. Poi arrivo io, l’ultima ruota del carro (in teoria), che in quattro e quattr’otto risolvo problemi stile Mr Wolf.
Un lavoro che avrei voluto fare durante questo stage (che, dimenticavo, è Benevento Città Spettacolo), era l’ufficio stampa, dico appunto era, verbo imperfetto, perché non mi è possibile farlo, dato che ci sono già ben tre persone.

Il punto è che poi, a turno, queste persone vengono di volta in volta a chiedermi come fare determinate cose tra mail, accrediti, link, fotocopie e chi più ne ha più ne metta.
Insomma, di fronte all’incapacità (parziale o totale) di queste persone che stanno nell’organizzazione da anni, e che a differenza mia (non mi stancherò mai di ripeterlo), vengono retribuite per non saper fare al meglio il loro lavoro, mi sale la frustrazione e mi girano le palle. 

L’alternativa è sapersi rendere utile in tutti quegli altri compiti che ti chiedono di fare, eccetto quelli di facchinaggio, ai quali sin dagli inizi mi sono opposto categoricamente.
Mi chiedono di fare una cosa “con gentilezza/gentilmente”? Nessun problema, tempo pochi minuti e il lavoro richiestomi già te l’ho fatto.
Ed è per questo poi che spesso mi ritrovo anche ad aspettare, in attesa di nuovi compiti, o su facebook, o andando a chiacchierare nell’atrio del teatro comunale con le ragazze impegnate in biglietteria.

Beh, tornando al nocciolo della questione, e cioè ieri, mi è capitato di dover preparare una borsa per hostess e steward, con 60 brochure del programma della manifestazione, con annesso un vademecum sui compiti degl stessi, e comprensivi di pass e laccettini della manifestazione (come quello che indosso già da qualche giorno).
Bene, mi sono ritrovato con soli 30 laccettini, e alla mia richiesta, ad una persona dell’organizzazione, su dove potessi trovarne altri, mi viene risposto acidamente che “io non sono la persona incaricata di queste cose, chiama quest’altra persona”.
Azz, e pensare che il giorno prima avevo ovviato ad un errore da te commesso, risolvendolo in pochissimo tempo. E questa è la riconoscenza?

In mattinata un’altra questione: bisognava portare dei permessi a firmare in un ufficio del comune, mi vengono dati in una cartellina, arrivo a quest’ufficio, e la persona che doveva firmarli, trova nella suddetta cartellina, copie scarabocchiate, e fotocopie dei permessi che non c’entravano minimamente.
Dopo averne firmati tre, questa persona si rifiuta di firmare gli altri, perché “non si fa così”, e se la prende con me, nonostante il detto dica “ambasciator non porta pena”.
Torno dalla responsabile che a momenti se la prende con me, quando poi l’errore di lasciare quei fogli all’interno della cartellina era stato il suo.
Ma ha sempre la giustifica che “ho un sacco di cose da fare, sono una persona impegnata”.

Eh sì, grazie al cazzo!

Io penso che se non sei capace di assolvere più impegni, non te ne devi prendere così tanti in carico, arrivando poi a commettere inevitabilmente degli errori.
Ma forse sono io che sono troppo pignolo e preciso in quello che faccio?
Io non lo so, ditemi voi, chi è nel torto.

Magari sì, avrei potuto dare anche io un’occhiata alla cartellina, e rendermi conto in modo lampante della presenza di fogli che non dovevano essere presentati a quella persona per farli firmare assieme agli altri permessi; ma credo che se l’avessi fatto, mi sarebbe poi stato detto: “e chi ti ha detto di farlo? Tu dovevi solo consegnarli e farteli firmare”.
Come sono solito dire su una cosa di cui sono sicuro al 100%: “Mi ci gioco i coglioni!”

Come se tutto ciò non bastasse, mentre me ne stavo tornando a casa, sento che dal palco del teatro comunale stanno facendo le prove di uno degli spettacoli in programma.
Mi affaccio ad uno dei balconi, e trovo uno della compagnia che stava assistendo, si gira dopo aver sentito il fievole cigolio della porta, mi guarda storto e mi fa: “Stiamo provando”, io lo guardo a mia volta e mostrandogli il mio pass rispondo: “E io sto guardando, sono dell’organizzazione”.
Questo mi risponde nuovamente: “stiamo provando”. Io che già avevo un po’ la luna storta dopo i fatti precedentemente accaduti, chiudo la porta stizzito e me ne vado.

“Ma ‘sto stronzo!” avrei voluto urlargli in faccia; come se il guardare una cosa fosse di disturbo alle prove. Ma scusa, se lo sguardo di una sola persona può arrecare disturbo alla compagnia, figurati gli sguardi di centinaia di persone cosa potranno mai fare allora?
Roba da matti/Cose da pazzi!

In tutto questo, tornando a casa, ho ben pensato che al prossimo gesto di mancata riconoscenza o di totale arroganza nei miei confronti, avrei mandato tutti a fanculo, perché me lo posso permettere in fin dei conti: non vengo pagato, non sono un vostro dipendente, e in teoria posso andarmene quanto voglio.
Purtroppo, come al solito, ha prevalso la mia buona coscienza, e la voglia di rimpinguare il mio curriculum con una esperienza di tutto rispetto.
Cosa non si fa per la carriera, eh?
Ditemi voi, in cosa ho sbagliato, sempre se ho sbagliato.

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