The C(o)urse of History of Cinema.

Un gioco di parole sintomatico per definire quella che è diventata una vera e propria maledizione universitaria.
E’ incredibile come ogni qual volta abbia a che fare con un esame inerente una delle mie passioni principali (il cinema), qualcosa vada sempre storto.
Partiamo per gradi, partiamo dagli inizi.

La mia passione sbocciò prorompente nei primi anni accademici a Fisciano (SA), e quando andai per la prima volta a sostenere l’esame di Storia del cinema, con il prof. Pasquale Iaccio (clicca), questi mi bocciò immantinente perché mi presentai con il manuale fotocopiato, e secondo lui se mi avesse chiesto qualcosa in merito a qualche fotografia, non potevamo capire di cosa si trattasse perché in bianco e nero.
Io naturalmente negai, perché molte foto erano comprensibilissime, e lui che fece? Si andò a cercare apposta la foto più scura e incomprensibile del manuale per smentirmi e spedirmi al prossimo appello.
E così fu.
La seconda volta che andai a sostenerlo, mi feci furbo, e quando mi presentai alla cattedra, mi feci prestare un manuale originale così da non incappare nella precedente situazione, ma alla fine non ce ne fu bisogno: capitai con un assistente che alla fine mi congedò con un buon 25.

Passano degli anni, e incredibilmente, mi ritrovo alla specialistica un nuovo esame di Storia del cinema, ed incredibilmente, il manuale che studiai alla triennale me lo ritrovo anche in questo programma.
Seguo tutto contento il corso, mi ritrovo tra gli studenti più brillanti (dopo anni da cultore cinematografico autodidatta), ma faccio passare un anno prima di sostenere quest’esame, perché avevo dato la precedenza ad altri esami e laboratori. Mi ritrovo quindi a farlo come ultimo esame della sessione autunnale, qualche mese fa quindi, senza però averlo ripetuto per bene.
Risultato? Il prof. Valerio Caprara (tra l’altro ospite fisso di Marzullo come critico cinematografico) guardandomi il libretto, ritiene di potermi dare giusto uno scarno 22, ma si rifiuta prima lui di segnarmelo su camicia e libretto, per non rovinarmi la media alta, e mi consiglia di tornare la volta successiva.

Purtroppo per me, la volta successiva è arrivata ieri, quando mi son presentato decisamente preparato, e pronto a ricevere un buon voto. Il “purtroppo” si riferisce al fatto che alla fine mi è stato vietato di sostenere l’esame, dal prof. Sainati (nel riquadro), che data impossibilità di Caprara, ha preso il suo posto per questi ultimi appelli. 

Qual è stato il motivo per cui il prof non mi ha fatto fare l’esame? Eccovelo subito.
Presentandomi come corsista, ho portato solo due libri invece dei canonici tre, per i non corsisti, e il prof si è risentito dicendomi, testuali parole: “Non posso farle fare l’esame, perché lei dice di essere corsista, ma il corso con me, lei non l’ha seguito. In più si è anche auto-ridotto il programma presentandosi solo con due libri”
Cado dalle nuvole e mi rabbuio.
Infatti questo appello di maggio era l’ultimo in cui si poteva portare ancora il programma di Caprara, visto che per gli appelli successivi, Sainati avrebbe cambiato il programma.

Io allora mi chiedo perché con pochi studenti rimasti a dover sostenere quest’esame (N.d.A.: io e altri 6, notizia saputa stesso dal prof, che aveva chiesto in segreteria studenti), il prof abbia deciso di cambiare il programma?
Ma lo scopro subito, perché quando mi ero presentato all’assistente, questa mi aveva chiesto di portare anche i libri, visto che nessuno di loro li aveva letti, e non sapeva che domande porre.
Nessuno di loro! Nè le assistenti, nè il prof!
E sì, perché se il prof e il suo entourage si fossero informati direttamente col prof Caprara, di quali fossero i libri da portare, non avrebbero fatto storie con un’altra mia collega che presentatasi da non frequentante, ha portato un terzo libro che il prof Caprara, durante il corso, disse di studiare per l’esame da non corsisti.
Il prof Sainati però ha da ridire alla mia collega, perché nel frattempo aveva mandato una delle sue due assistenti a stampare il programma d’esame del 2009, dove il terzo libro non era quello portato e studiato dalla mia collega.
Decidono quindi di tenere lei in stand by, fino alla fine degli esami degli altri studenti, e alla fine le danno l’ok per fare l’esame.

Finiti quindi gli esami, chiedo al professore se al prossimo appello, potevo portare il terzo libro della mia collega e lui mi risponde categoricamente di no.
Gli chiedo allora se potevo portare il terzo libro segnato nel programma del 2009 stampato da internet, e il prof mi risponde: “Come scritto sul sito, nella pagina degli esami, lei dovrà portare il nuovo programma concordato da me. Non penso poi che per degli studenti di comunicazione può pesare il fatto di leggere e studiare un libro in più…”
Io: “No, un libro in più no, ma ben tre libri in più sì. Lei così facendo mi scombussola i miei piani per gli esami di questa sessione… e pure per la laurea. Mi ritrovo così a perdere tempo e denaro in più!”
Il prof: “Perché lei ritiene l’università una perdita di tempo? Se è così, poteva fare a meno di frequentarla…”
Io: “No, non la ritengo una perdita di tempo, ma sinceramente e obiettivamente questo incidente di percorso è una botta in fronte, sia per me, che per la mia famiglia che mi sostiene economicamente.”
Il prof: “Ma perché lei quanto spende per l’università?”
Io: “Solo l’ultima rata mi è venuta a fare quasi 1000 euro…”
Il prof: “No, no, intendo proprio all’anno…”
Io: “Quasi 3000 euro…”
Il prof: “Se è così, le assicuro che è così in tutte le università: mio figlio nella sua spende 2500 euro. stiamo là”
Io: “Mi permetto di dissentire, visto che avendo conseguito la triennale a Fisciano, so per certo di aver speso giusto un terzo di quello che spendo all’anno qui alla Suor Orsola.”
Il prof: “A questo punto non so proprio io cosa posso farci…”
Cerco di pensare positivo e gli chiedo quindi se mandandogli una mail in serata, potevo ricevere subito il suo nuovo programma, e lui mi risponde senza guardarmi nemmeno in faccia, che nel pomeriggio di domani (N.d.A.: cioè oggi) avrebbe messo il nuovo programma sulla sua pagina personale sul sito dell’università.

Per non sfociare in cose peggiori, decido quindi di chiudere la conversazione prendendo la mia roba, e con un formale “Arrivederci”, me ne esco dall’aula senza neanche guardarlo in faccia.
Malamente consolato dalla mia collega che sopporta stoicamente le mie lamentele, tornato a casa mi sfogo con amici e parenti, ma nonostante ciò non riesco a calmarmi. La rabbia mi porta anche all’insonnia e riesco a prendere sonno solo verso le 5.
Inutile dirvi che alla stesura di questo post, il nuovo programma ancora non ha visto la luce sul sito dell’università…

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