Pensiero sulla gioventù beneventana

Innanzitutto premetto che senza neanche accorgermene, mentre scrivevo il post sulle sagre l'altro giorno, mi sono trovato a ripetere un concetto, un pensiero, che avevo espresso in parte anche l'anno scorso (L'estate beneventana secondo me).

Resomi conto della cosa, l'ho volutamente omessa dal post suddetto, e la ripropongo qui.

Spesso mi ritrovo a leggere in Rete, o a sentire dal vivo, le opinioni di persone che si lamentano sempre che qui da noi a Benevento non c'è mai niente da fare, e che "l'erba del vicino è sempre la più verde".
La mia personale idea in merito a queste persone è che non sanno come divertirsi, non sanno cogliere le opportunità che la nostra cittadina, la nostra provincia e i nostri luoghi possono offrire loro, e così facendo inevitabilmente si chiudono nel loro cerchio abitudinario di Piazzetta Vari e nei soliti locali della movida beneventana, racchiusi tutti nelle istantanee dei fotografi "professionisti": sempre le stesse persone, sempre nelle stesse pose, sempre negli stessi posti, weekend dopo weekend, in un continuo presente che non ha mai fine.

Ah dimenticavo: e il tutto abilmente mascherato ogni settimana da trionfalistici articoli su alcune testate giornalistiche online, che magnificano il portfolio di occasioni di divertimento offerte dai locali in questione.
Un particolare curioso che ho trovato, riguardo alle "fantastiche, splendide ed immaginifiche" serate organizzate dai vari locali beneventani (ma a questo punto credo fermamente che sia lo stesso anche nel resto d'Italia), è il continuo ricorso alla lingua inglese nel dare un titolo a questi eventi, giusto per dare una parvenza di internazionalità, e attirare così orde di persone ingenue convinte di partecipare all'evento dell'anno.
Un paio di volte qualche mese fa, scrissi agli autori di questi articoli, proponendo loro altri modi di passare le serate del fine settimana, con eventi, mostre, concerti, inspiegabilmente omessi nei loro servizi.
Qual è stata la loro risposta?
La cancellazione dei miei commenti!

Come si dice in questi casi:

Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza.
(Arthur Bloch)

…e quindi ho lasciato perdere.

Facendo un po' di sociologia spicciola, mi sono quindi ritrovato ad avere a che fare con la classica teoria degli in-group e out-group, segnalando quindi una netta tendenza nel voler restare "ghettizzati" nel proprio ambiente,  e nel voler utilizzare le classiche lamentele come mero argomento di discussione al pari del "parlare del tempo che fa".

Leggendo poi questo vecchio articolo de Il Quaderno mi rendo conto che questa voglia di cambiare in fondo in fondo non c'è.

Fortunatamente c'è anche qualcuno che la pensa come me, quindi la guerra non è ancora persa.
 

2 Risposte a “Pensiero sulla gioventù beneventana”

  1. Ora vai a vederti quell'orchestra pubblicizzata giù per il corso.. 😉
    Sono, in linea generale, daccordo con quel che dici.
    Ma sempre meglio la mostra di Van Gogh a Roma. Organizziamoci.
    A tra un pò. Non vedo l'ora di gustare il tiramisù alla guinness..
    Ps. Ma il bicchiere poi diventa mio?
    Bacio
    pps. Mettiti il cappotto che fa freddo 😉

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