Desideri onirici.

Non ricordo se era un sogno della notte del 30, o un altro sogno stesso di questa notte, ma ho sognato di andare a vedere un film al cinema, non so nemmeno di che genere fosse. Le poltroncine erano quelle tipiche di un vecchio cinema, e non come quelle di un moderno multisala, quindi la distanza tra un posto e sedere e l’altro, era leggermente più grande.

Lei era seduta alla mia destra, mano sinistra a penzoloni come se cercasse volutamente un contatto umano. Senza pensarci, d’istinto, allungo la mia mano destra verso il basso, arrivo a sfiorarle le falangi.
Contemporaneamente dall’altra parte, sempre nella fioca luce che arriva dallo schermo, sento una volontà di intrecciare le nostre dita.
Leggermente ci spostiamo l’uno verso l’altra e le nostre mani si chiudono in una stretta.
A malapena riescono a vederci nel buio delle poltroncine, alcuni restano stupiti della cosa, ma noi non ci badiamo affatto, continuiamo a vedere il film con la sicurezza di sapere che l’uno c’è per l’altra.

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Mi risveglio in un divano letto con mia sorella: aperte le palpebre e riordinati i primi pensieri della mattina, mi ricordo che ci siamo trasferiti in questo vecchio appartamentino a piano terra, nel centro della città.

Mi guardo attorno, e mi ricordo di esserci già stato: in passato qui ci abitavano alcuni vecchi amici dell’università di salerno. La cosa mi risulta molto strano, essendo in realtà noi di Benevento.
Giro per le stanze e noto che non c’è un vero e proprio progetto dietro la costruzione di questo appartamentino, come se le varie camere fossero state aggiunte di volta in volta sfondando pareti di altri appartamenti affianco e appropriandosene.
Magari tutta questa mia ipotesi è avvenuta almeno 60 anni prima, in tempi di guerra.

Mi rendo conto che i vecchi proprietari hanno lasciato diverse delle loro cose lì, nelle loro stanze: foto, libri, riviste, negli armadi alcuni vestiti, in una stanza provvista di un televisore, sotto di esso si intravede una vecchia consolle di videogiochi anni ’80-’90.
Nei pressi trovo anche diversi scatoloni con le cartucce per la consolle suddetta, assieme a tante altre vhs, tra acquistate e registrate a casa.
Un vero e proprio piccolo tesoro.

Ben presto mi accordo che il tempo è passato da quando mi sono svegliato, a quando mi sono riscoperto “piccolo esploratore” della casa, ben più enorme di quanto pensassi: almeno altre 4 stanze da letto, una grande quasi quanto una camerata con 5-6 letti singoli a disposizione. Forse sarà stato un ostello della gioventù una volta?
Stavo dicendo quindi che non essendomi accorto del tempo passato, non mi ero nemmeno accorto che erano venuti ospiti a casa, vari amici, e anche loro curiosi della casa, frugano qua e là in cerca di qualche oggetto che possa suscitare in loro un “oh” di ammirazione.

C’è anche lei, e il mio interesse verso i cimeli sparsi per le stanze scema ben presto.
Io ero seduto come gli indiani per terra, lei si accovaccia come me, e mi saluta. Stranamente mi abbraccia pure, e lo trovo incredibile visto che non è tipo da fare certe effusioni così in pubblico.

Contraccambio l’abbraccio che non accenna a smettere così presto come pensassi, evidentemente lei si era resa conto che gli altri presenti nella stanza, non badavano più a noi, nascosti inoltre da un lettone dietro cui stavo vedendo uno scatolone di videocassette.

Rotoliamo entrambi dietro la testiera del lettone, lei con la schiena a terra e io sopra di lei, sempre abbracciati l’uno all’altra. I nostri sguardi si incrociano per un attimo e poi lei timidamente si allunga col collo verso di me. Non riesco a credere ai miei occhi: dopo tanti anni ciò che ho sempre desiderato sta per diventare realtà?

Non perdo tempo, questi secondi sono preziosi e mi arrischio andandole incontro: chino leggermente il capo verso destra per avvicinare le mie labbra alle sue; mano a mano che la brevissima distanza tra noi diminuisce ancor di più, le nostre labbra si schiudono proporzionalmente, il tempo nel frattempo mi sembra che scorra lentissimo, sarà che in cuor mio voglio assaporare attimo per attimo quello che sta accadendo, e mentre sto ancora pensando a ciò, con gli occhi già chiusi qualche secondo prima, mi accorgo che le nostre labbra sono già le une sulle altre, e le nostre lingue si accarezzano dolcemente.

Il cuore mi batte a mille e mi è difficile cercare di non farle notare la cosa, anche perché il suo profumo e il suo calore corporeo non mi aiutano certamente a raggiungere il mio intento.
In quel preciso momento, il resto del mondo per me non esiste più, ci siamo solo io e lei, e credo di aver raggiunto la pace dei sensi.

Nel frattempo lei sembra accorgersi dei secondi che stanno passando, forse troppi e teme che gli altri possano scoprirci, e pur continuando a baciarmi, la sento dunque allontanarsi pian piano da me con un movimento all’indietro del collo.

Rendendomi conto della sua azione, cerco di “prolungare” il bacio con un movimento della testa in avanti verso di lei, per impedirne ovviamente l’allontanamento; e lei dapprima un po’ infastidita dalla mia “insistenza”, ne resta poi piacevolmente impressionata.

Purtroppo per me, si allontana comunque, facendo però scivolare le sue labbra sulla mia lingua, per mantenere più a lungo possibile il contatto tra noi.

Ci guardiamo negli occhi, lei imbarazzata cerca di distogliere lo sguardo e io lo recupero chiedendo se le era piaciuto il nostro primo bacio.
Lei si rigira verso di me e mi confessa il suo sì, ma subito tenta di spegnere il mio entusiasmo dicendomi che sarebbe stata la prima e ultima volta.

Forse lei aveva già capito che dopo questo nostro gesto d’amore, quella che fino ad allora era stata una bella amicizia, potrebbe inevitabilmente cambiare (positivamente o negativamente) se non addirittura finire.
Inutile dire che se quest’ultima ipotesi dovesse accadere, entrambi ne soffriremo, chi in un modo, chi in un altro.

Sicuramente tra i due sono io quello che propenderebbe per l’evoluzione della nostra amicizia a vera e propria relazione; per quanto riguarda lei invece, molto probabilmente la paura dell’ignoto, di ciò che potrebbe essere, l’ha fatta desistere e ha fatto sì che lei definisse questo bacio la nostra “prima ed ultima volta”.

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